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La Sugar Tax


La Sugar Tax è una tassa sulle bevande zuccherate. Varata nel 2019 dal Governo Conte e reiteratamente rinviata, sarebbe dovuta entrare in vigore il primo gennaio di quest’anno (legge n. 197/2022), e invece la sua applicazione sarà nuovamente posticipata al 1° luglio 2024.

Lo scopo, quello di aiutare a ridurre il consumo dei prodotti con elevate quantità di zuccheri, considerati tra i responsabili dell’aumento del peso e dell’obesità. Ma è davvero un provvedimento efficace? A quali condizioni? Ecco che cosa sappiamo delle esperienze finora attuate.


Che cos’è?
La tassa sullo zucchero è un’imposta che il governo ha inserito nella bozza della Legge di Bilancio 2020 per promuovere l’educazione alimentare, la prevenzione e la lotta contro l’obesità, soprattutto per i più piccoli. Insieme a plastic tax e web tax, la tassa dovrebbe garantire allo Stato entrate per un valore complessivo di € 2 Mld.


Che cosa prevede?
La sugar tax prevede il pagamento di € 10 per ettolitro e di 25 centesimi per ogni chilogrammo di polvere impiegato per produrre bibite zuccherate.


Chi riguarda?
A pagare l’imposta saranno i produttori e, a catena, i consumatori finali. La sugar tax colpirà tutte le bevande analcoliche zuccherate etichettate sotto la voce NC2009 (es. succhi di frutta, aranciate) e nella sottovoce NC2202 (es. birra analcolica, acque minerale e gassate contenenti zucchero o altri dolcificanti), mentre saranno esenti tutte le bibite destinate all’export e quelle il cui contenuto complessivo di edulcoranti è inferiore o uguale rispettivamente a 25 grammi per litro per i prodotti finiti e a 125 grammi per chilogrammo per i prodotti destinati a essere utilizzati previa diluizione.


Image by Freepik

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